Antichi set per la preparazione della cerimonia del thè

Giappone, Paesi lontani

La cerimonia del tè (cha no yu 茶の湯) è un rito antichissimo, tutt’oggi praticato in Giappone, dietro al quale si nasconde una vera e propria filosofia di vita. La pianta del tè, originaria dell’Asia meridionale, è stata importata in Giappone dalla Cina intorno al VI secolo, insieme al buddismo. Il tipico tè verde in polvere utilizzato ancora oggi, il maccha (抹茶), fu importato sempre dalla Cina ma a partire dal periodo Kamakura(12 e 13 cesimo secolo). Noto in Cina per le sue proprietà mediche e terapeutiche, il tè assunse un ruolo importante già nel taoismo come elisir di lunga vita.

Il rituale della cerimonia del tè si svolge nella cha shitsu, (茶室), la cosiddetta stanza del tè, che può trovarsi all’interno di un’abitazione o essere in una zona separata dalla casa o anche in un padiglione apposito (la suki ya 数奇屋), spesso situato in perfetto equilibrio e armonia all’interno dei giardini. La stanza come luogo di cerimonia venne creata dai maestri Zen per la prima volta intorno al XV secolo. La cerimonia del tè rappresentava in effetti un momento di meditazione e la semplicità della stanza era più che appropriata all’intento: rustici ambienti fatti solo di legno e paglia, esempi di purezza e raffinatezza tanto da divenire punti di riferimento ed ispirazione nella storia dell’architettura. L’essenzialità, l’assenza di mobili, di qualsiasi altro oggetto o ornamento, è rappresentazione del vuoto a cui la meditazione Zenaspira. La stanza del tè è infatti luogo fisico ma anche mentale, rappresenta gli ideali dell’estetica Zen: l’assenza di contenuto lascia spazio al pensiero, alla contemplazione del vuoto, quel vuoto materiale che è anche mentale. Il forte contenuto spirituale della cerimonia come momento di meditazione giustifica l’isolamento della stanza da tè dall’abitazione, come senso di allentamento dalle ansie e dalla materialità della vita quotidiana.

Importante elemento della stanza è il tokonoma (床の間), una piccola nicchia ricavata nella parete, dove vengono appesi rotoli di carta scritti da calligrafi e una piccola composizione di ikebana, il chabana (茶花), spesso costituita da un solo fiore posto in un vaso. Il posto a sedere vicino al tokonoma è il più importante e quindi riservato al capofamiglia o, all’occasione, all’ospite.  La disposizione dei pochi ornamenti nel tokonoma è generalmente studiata con cura affinché sia in sintonia con le  persone e allo stesso tempo con l’ambiente e la stagione. Le caratteristiche e la disposizione della stanza sono connotate dal termine sabi(寂), fascino arcano, bellezza della sobrietà. Rikyū ha stabilito anche le caratteristiche del padiglione del tè, composto dalla stanza principale per la cerimonia, un piccolo ambiente di servizio dedicato alla preparazione (mizuya 水屋) e un portico dove si soffermano gli ospiti prima di entrare, detto machiai (待合い).

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Anche il giardino riveste un ruolo fondamentale in quanto i suoi spazi sono già parte del rito; un giardino costruito con tale cura da farlo sembrare in realtà un lavoro della natura. Il primo momento della cerimonia è già quello in cui gli ospiti percorrono il giardino per recarsi al padiglione, l’attimo in cui ci si lascia alle spalle la città e la confusione per immergersi nel silenzio e nella meditazione. Percorrendo il giardino gli ospiti predispongono quindi già il proprio animo alle emozioni suscitate dalle caratteristiche del giardino (un piccolo ruscello, le lanterne antiche coperte di muschio, il profumo di piante e fiori…). Altro aspetto degno di attenzione è l’abbigliamento, solitamente caratterizzato da colori sobri; ai piedi i tradizionali tabi (足袋), il ventaglio e i kaishi (懐紙), fazzoletti di carta bianca portati ripiegati nel risvolto del vestito.

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La cerimonia si svolge nell’assoluto silenzio dei partecipanti, padrone e ospiti, che dopo essersi purificati con l’acqua hanno accesso alla stanza e possono prendere posto sui tatami(畳, la stuoia di bambù intrecciato, di circa un metro per due), accanto al padrone in ordine di importanza. Tutto il rito è un insieme di gesti fissi e lentissimi, decisamente misteriosi agli occhi di chi non ne conosce il significato, una vera e propria tecnica di meditazione, strettamente legata al pensiero e alle pratiche Zen. Normalmente la cerimonia si svolge servendo dapprima un pasto leggero (kaiseki 懐石), un breve intervallo e poi il momento vero e proprio in cui viene servito il tè, prima in forma densa, poi più leggera. Lo svolgimento di tutte le fasi della cerimonia potrebbe richiedere anche alcune ore. La rigida osservanza delle regole imposte rappresenta l’assoluta garanzia che nulla turbi la serenità e l’armonia del rito.

Il tè viene preparato per gli ospiti, dopodiché esistono due momenti diversi a seconda del tipo di tè, se denso o leggero. Nel primo caso (koicha  濃茶) l’ospite più importante assaggia per primo solo pochi sorsi dalla tazza che poi viene passata al vicino; nel caso dell’usucha (薄茶) invece ad ogni ospite viene servita una tazza il cui contenuto deve essere bevuto interamente. In entrambi i casi la bevanda è densa, dal vivo colore verde e dal forte sapore d’erba. Se la preparazione del tè è caratterizzata da gesti fissi e lenti compiuti dall’ospite, allo stesso modo anche gli invitati compiono gesti rituali precisi. Nel momento il cui viene offerta la tazza, l’invitato la prende con la mano destra e lentamente la appoggia sul palmo sinistro ammirandone la bellezza, poi sempre con la mano destra fa ruotare la tazza in senso antiorario in modo da porgerne il lato più bello verso l’esterno. Dopo aver bevuto e pulito il luogo di appoggio delle labbra, la tazza viene nuovamente ruotata e riportata nella posizione iniziale. Al termine della cerimonia, le tazze vengono restituite al padrone che le raccoglie e le porta fuori dalla stanza; al suo ritorno con un inchino egli determina la fine del rito congedando gli ospiti dalla stanza accompagnandoli fuori dalla sukiya.

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